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  • Mercoledì 23 luglio 2025

L’arresto di un chirurgo plastico che operava anche se non poteva, a Roma

È lo stesso che aveva fatto una liposuzione su una donna poi morta di infezione, e che è coinvolto in diversi procedimenti penali

Fermo immagine dal video dei carabinieri che hanno sorpreso Carlo Bravi a operare all'interno di una casa privata a Roma, 22 luglio 2025 (ANSA/ UFFICIO STAMPA CARABINIERI)
Fermo immagine dal video dei carabinieri che hanno sorpreso Carlo Bravi a operare all'interno di una casa privata a Roma, 22 luglio 2025 (ANSA/ UFFICIO STAMPA CARABINIERI)
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Il chirurgo plastico Carlo Bravi è stato arrestato a Roma, per aver violato l’obbligo di non operare per sei mesi imposto precedentemente da un giudice e che sarebbe scaduto a ottobre. Bravi era già stato condannato a un anno per lesioni colpose aggravate nel 2024 per aver sbagliato l’intervento al seno di una donna (la pena è stata sospesa), ed è uno dei tre medici indagati per la morte di un’altra donna, avvenuta a marzo a seguito di un intervento di liposuzione; è coinvolto anche in altri procedimenti penali.

Tra le altre cose, Bravi è accusato di violenza privata e lesioni personali per aver sedato una paziente contro la sua volontà per eseguire un secondo intervento correttivo di mastoplastica: è in seguito a questa inchiesta che era stato sospeso dalla professione medica fino a ottobre.

Fermo immagine dal video dei carabinieri che hanno sorpreso Carlo Bravi a operare all’interno di una casa a Roma, 22 luglio 2025 (ANSA/ UFFICIO STAMPA CARABINIERI)

Bravi ha 73 anni. Giovedì scorso i carabinieri dei NAS, i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità, hanno fatto irruzione in un appartamento al Quadraro, un quartiere alla periferia sudest di Roma, trovandolo con il camice addosso mentre operava alle orecchie una giovane donna.

Le immagini dei carabinieri mostrano la donna sdraiata su un lettino da massaggi in una “sala operatoria” che era in realtà la camera da letto di una casa. C’erano anche due cani che giravano tra le stanze. La donna aveva ricevuto più dosi di anestetico locale, quindi l’operazione era già iniziata. In casa, a collaborare con il chirurgo, c’era un’infermiera in pensione che è stata denunciata per concorso nell’esercizio abusivo della professione medica. Bravi invece, cinque giorni dopo l’irruzione dei NAS, è stato messo agli arresti domiciliari. Nel motivare la sua decisione il giudice per le indagini preliminari Paolo Scotto Di Luzio ha fatto sapere che Bravi «operava in spregio di regole elementari di cautela e prevenzione dei rischi per la salute altrui».

L’indagine più grossa che lo riguarda è quella sulla morte di Simonetta Kalfus, una donna di 62 anni morta a Roma il 18 marzo per le conseguenze di una grave infezione. Dodici giorni prima si era sottoposta a un intervento estetico di liposuzione, eseguito da Bravi in uno studio privato in zona Tuscolana a Roma. Il giorno dopo l’operazione la donna cominciò a stare male. Pensando fossero le normali conseguenze dell’operazione, prese alcuni antibiotici.

In quei giorni sia Bravi che Francesco Iandimarino, l’anestesista che assistette all’operazione, andarono a trovarla più volte a casa, e la sottoposero ad alcune flebo, ma le sue condizioni si aggravarono. Venne dunque portata alla clinica Sant’Anna di Pomezia dove le fecero delle analisi, ma venne subito dimessa con una terapia antibiotica. Non si sa che medicinali fossero stati somministrati alla donna tramite flebo, né quali analisi le fossero state fatte alla clinica. Il giorno dopo Kalfus fu di nuovo portata in ospedale, questa volta al Grassi di Ostia. Quarantotto ore dopo entrò in coma e poi morì. I reati ipotizzati per questo caso nei confronti dei medici coinvolti – oltre a Bravi e Iandimarino anche Eleonora Valletta della clinica Sant’Anna di Pomezia – sono omicidio colposo, favoreggiamento e omissione di soccorso.

L’operazione al seno per cui venne condannato, invece, è del 2017 e avvenne in una struttura sanitaria di via Nazionale, sempre a Roma. Nelle motivazioni della sentenza si dice che la struttura sanitaria non era idonea «in quanto non sterile, non asettica e non fornita delle strumentazioni adeguate a fronteggiare l’attività svolta».

In un altro processo Bravi è accusato di lesioni aggravate per un’operazione combinata di addominoplastica e mastoplastica effettuata in una clinica privata romana. In un quarto caso, arrivato a dibattimento, il chirurgo è invece accusato di aver esercitato attività diagnostiche nel suo studio di piazza Re di Roma senza le necessarie autorizzazioni e in assenza di personale qualificato. Lo studio poi chiuse a causa delle condizioni igienico-sanitarie riscontrate.